La produzione alimentare italiana è la quinta per export a livello mondiale, la terza a livello UE per valore aggiunto prodotto (dopo Germania e Francia) e la seconda per produttività (dopo la Francia); questi i dati recentemente presentati (il 24 settembre) da Nomisma con un suo rapporto di ricerca (condotto su 200 imprese italiane del food & beverage) finalizzato, tra l’altro, a conoscere il parere di imprenditori e manager su L’industria alimentare italiana oltre il Covid-19.
Emerge una diffusa preoccupazione sul fatturato dell’anno in corso, per il quale buona parte degli intervistati stimano una sensibile riduzione. Ciò comporta -come immediata conoscenza- una revisione dei programmi di investimento nel senso di una loro riduzione e slittamento nel prossimo futuro, a causa della contrazione di liquidità che inevitabilmente avranno le imprese.
Le nuove tecnologie costituiscono un obiettivo prioritario nelle decisioni strategiche e di investimento. Tale decisa direzione discende anche dalla constatazione dell’importanza degli strumenti tecnologici, soprattutto per lo sviluppo dell’e-commerce (che nel comparto in esame ha avuto un +152% rispetto all’anno prima) e per l’ampliamento della digitalizzazione. Tale situazione è considerata un elemento “strutturale” dei comportamenti del settore e, più in generale, dei consumatori; questo fa sì che il 33% delle imprese intervistate pensa di incrementare l’attività su social media ed e-commerce.
Si ha, dunque, un’ulteriore conferma della centralità del digital marketing per le imprese del food che costituiscono un asse portante dell’economia italiana; ciò che deve considerarsi in tal senso è che la micro-dimensione (che caratterizza moltissime realtà imprenditoriali) spesso mal si coniuga con l’elevata professionalità che questi processi richiedono. Ecco allora che la scelta di partner che possano supportare le attività di web e social media marketing diventa l’opzione più efficiente al fine di raggiungere un buon posizionamento di mercato.